Storia

Val Varaita – Storia per immagini

| Val Varaita – Storia per immagini

Tutte le immagini sono di Laura Sandrone

Le immagini di questi apiari-tettoia, così come delle vecchie robuste arnie in pino cembro, dei bugni e dei vecchi strumenti, sono state prese in alcuni luoghi della media-alta Valle Varaita soltanto, ma sono rappresentative di una realtà assai diffusa nell’intera valle, come anche in valli vicine. In genere i tetti delle costruzioni tendono (con alcune eccezioni) a essere spioventi in avanti fino a Frassino, cioè fino agli 800 metri di altezza; spioventi all’indietro da Frassino in su, per meglio convogliare il sole. Un palo sormontato da un’assicella traversa asportabile veniva in genere collocato frontalmente all’apiario, allo scopo di attirare eventuali sciami e, attraverso, l’assicella asportabile, di poterli rimuovere e trasferire in un alveare.
L’abbandono di queste strutture copre un arco di tempo che probabilmente va dal dopoguerra fino alla fine degli anni 80, man mano che i vecchi apicoltori sparivano e che nessuno li rimpiazzava. Oggi risulterebbero inadatte all’apicoltura moderna.
Ma abbandonate o riciclate, queste tettoie rimandano a una tradizione di familiarità con le api che attinge alla presenza di una ricchezza naturale di fioriture. Perciò non devono necessariamente evocare solo rimpianto. Oggi nella valle, oltre al nomadismo che nel corso degli anni è andato aumentando, c’è un’apicoltura locale, amatoriale, che è tornata a diffondersi, e tre aziende professionali, a Brossasco, Piasco e Casteldelfino.

| Borgata Palazzo

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Borgata Palazzo
Borgata Palazzo
Costruzione isolata, chiusa da tutti i lati espressamente adibita ad apiario, con una porta d’ingresso. E’ collocata nel mezzo di una prato in discesa, con un’ottima esposizione. Abbandonata.
Borgata Palazzo
Borgata Palazzo
Sui caratteristici ripiani all’interno della costruzione è collocata una varietà di alveari
Borgata Palazzo
Borgata Palazzo
Bugno rustico rotondo con fori di ingresso per le api
Bugno rustico ricavato da un tronco d’albero con la classica croce per permettere alle api di attaccare solidi favi in verticale
Borgata Palazzo
Borgata Palazzo
Bugno rustico squadrato
Persino un bugno squadrato può avere una finestrella d’osservazione
Borgata Palazzo
Borgata Palazzo
Apiario all’interno del gruppo di case
Altro apiario-tettoia a Borgata Palazzo, riutilizzato come legnaia


| Borgata Rore

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Borgata Rore
Borgata Rore
L’apiario del parroco, che aveva una sessantina di alveari, oggi adibito a garage


| Casteldelfino

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Casteldelfino

Casteldelfino

Apiario abbandonato all’interno del paese di Casteldelfino La scritta “apiario”ancora leggibile su un muro della costruzione ne definisce la funzione originaria

Casteldelfino

Casteldelfino

Nei ripiani costruiti per sistemare gli alveari in posizione rialzata compaiono dei numeri che si riferiscono agli alveari. Arnia abbandonata sul balcone di una casa di Casteldelfino.
Casteldelfino

Casteldelfino

In una mappa di Casteldelfino del 1895 compare l’apiario come struttura specifica

Casteldelfino

Ai piedi della stessa casa, un piccolo riparo tipicamente adibito ad apiario


| Frassino

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Frassino
Frassino
Alveari sul balcone nella casa della Famiglia Garnero
Apiario con tettoia di fronte alla casa dei Garnero, il locale chiuso era adibito a magazzino per gli attrezzi da apicoltura


| Museo “Ier a la vilo” (Casteldelfino)

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Museo Casteldelfino
Museo Casteldelfino
Torchio per favi appartenuto a Felice Botta (Fliciòt) di Frassino
Museo Casteldelfino
Museo Casteldelfino
Torchio per favi appartenuto a Felice Botta (Fliciòt) di Frassino.
Una lettera del 1935 trovata all’interno del torchio, in cui un cliente torinese chiede a Felice Botta il prezzo della “cera gialla d’api garantita pura”.
Museo Casteldelfino
Museo Casteldelfino
Cassetta degli attrezzi appartenuta al padre dell’apicoltore Gian Luca Garnero.
Tipo squadrato di bugno rustico, coi canonici tre fori di ingresso per le api.
Museo Casteldelfino
Museo Casteldelfino
Solide arnie in pino cembro.
Museo Casteldelfino
Museo Casteldelfino
Solide arnie in pino cembro.
Finestrella interna (a diaframma) e finestrella esterna, per l’osservazione dello sviluppo delle famiglie d’api senza aprire l’arnia.
Museo Casteldelfino
Finestrella interna (a diaframma) e finestrella esterna, per l’osservazione dello sviluppo delle famiglie d’api senza aprire l’arnia.


| Sampeyre

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Sampeyre

Tettoia-apiario nel centro del paese